La benedizione delle famiglie, delle case e delle ditte è un segno che caratterizza queste settimane nella nostra tradizione ambrosiana. Preti, suore e laici sono coinvolti a visitare le famiglie, gli ammalati, come segno della vicinanza di Dio, quel Dio che si è fatto carne in Gesù e che celebreremo a Natale.
C’è qualcuno che vede questo gesto delle visita e benedizione ormai superato, chi invece lo accoglie volentieri, chi lo attende con ansia, chi lo vede ancora troppo sotto una forma scaramantica. 
Sono diverse le reazioni che si incontrano andando in giro per le benedizioni.
Ho pensato di fare una breve raccolta di reazioni (anche un po’ particolari che fanno sorridere) di questo momento che vuole ancora essere un segno bello e tangibile di una Chiesa in uscita che gira nelle case a portare la gioia del Vangelo.
Il prete suona il campanello. Si sente al citofono: Chi è? - Sono il parroco per la benedizione della casa. - No guardi non ce nessuno, mi spiace. 
Al che il prete si chiede: ma la voce che mi ha risposto di chi era? Un fantasma?
Fuori da una palazzina c’era  scritto un cartello. “Per le benedizioni: risparmiate il terzo piano”. Il prete si domanda se stia portando la benedizione del Signore o arrivando a distruggere delle case.
Il prete entra a benedire la casa e il proprietario dice: - Aspetti padre un momento. E va a prendere il gatto in una stanza, e va a prendere il boccione con dentro il pesce rosso, e la gabbietta con il canarino. E il prete: - Non sono ancora rientrati dal lavoro la moglie, e i figli? - No guardi padre, la moglie sta riposando un attimo di là e il figlio sta studiando in cameretta. Il don: - Ah ok niente, benediciamo allora questo piccolo zoo.
L’altra sera in giro per una palazzina un inquilino mi dice: - Nell’appartamento di là ci sono extracomunitari, non conviene andare. Ho voluto suonare lo stesso, era una famiglia latino americana, cattolica e abbiamo pregato insieme e dato la benedizione. La non conoscenza del vicinato, il pregiudizio, è duro a morire.
Un piccolo spaccato di quello che succede anche durante questo momento delle benedizioni delle case. 
La nostra fede ha bisogno di segni anche tangibili e concreti che esprimano la presenza e l’amore di Dio. Sta a noi accoglierli e viverli nel modo giusto, senza esaltazioni e al contrario senza sminuirne il significato.
Che il Signore vi benedica!
Don Andrea

 
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