Gennaio: mese della pace Editoriale di don Vinicio
Gennaio: mese della pace Editoriale di don Vinicio
Nel 1968 S. Paolo VI ha indetto la prima giornata mondiale di preghiera per la pace il primo di gennaio e, dopo di lui questa tradizione è giunta fino ai nostri giorni.
Tradizionalmente, a partire da questo, l’Azione Cattolica Italiana ha considerato questo mese interamente dedicato alla riflessione e alla preghiera per la pace, a partire dai ragazzi dell’ACR per tutte le sezioni fino agli adulti.
Il S. Padre, nel suo consueto messaggio in occasione della giornata del 2025 propone scelte concrete di alto profilo ai governi di tutto il mondo:
“Anzitutto, riprendo l’appello lanciato da S. Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo dell’anno 2000, di pensare a una «consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni». Riconoscendo il debito ecologico, i Paesi più benestanti si sentano chiamati a far di tutto per condonare i debiti di quei Paesi che non sono nella condizione di ripagare quanto devono. Certamente, perché non si tratti di un atto isolato di beneficenza, che rischia poi di innescare nuovamente un circolo vizioso di finanziamento-debito, occorre, nello stesso tempo, lo sviluppo di una nuova architettura finanziaria, che porti alla creazione di una Carta finanziaria globale, fondata sulla solidarietà e sull’armonia tra i popoli.Inoltre, chiedo un impegno fermo a promuove-re il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro, desiderando lo sviluppo e la felicità per sé e per i propri figli. Senza speranza nella vita, infatti, è difficile che sorga nel cuore dei più giovani il desiderio di generare al-tre vite. Qui, in particolare, vorrei ancora una volta invitare a un gesto concreto che possa favorire la cultura della vita. Mi riferisco all’elimi-nazione della pena di morte in tutte le Nazioni. Questo provvedimento, infatti, oltre a compro-mettere l’inviolabilità della vita, annienta ogni speranza umana di perdono e di rinnovamento.Oso anche rilanciare un altro appello, richiamandomi a S. Paolo VI e a Benedetto XVI , per le giovani generazioni, in questo tempo segnato dalle guerre: utilizziamo almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico. Dovremmo cercare di eliminare ogni pretesto che possa spingere i giovani a immaginare il proprio futuro senza speranza, oppure come attesa di vendicare il sangue dei propri cari. Il futuro è un dono per andare oltre gli errori del passato, per costruire nuovi cammini di pace.”
Ma poi arriva a proporre a tutti cammini concreti:
“14. Il disarmo del cuore è un gesto che coinvolge tutti, dai primi agli ultimi, dai piccoli ai grandi, dai ricchi ai poveri. A volte, basta qualcosa di semplice come «un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sin-cero, un servizio gratuito». Con questi piccoli- grandi gesti, ci avviciniamo alla meta della pace e vi arriveremo più in fretta, quanto più, lungo il cammino accanto ai fratelli e sorelle ritrovati, ci scopriremo già cambiati rispetto a come eravamo partiti. Infatti, la pace non giunge solo con la fine della guerra, ma con l’inizio di un nuovo mondo, un mondo in cui ci scopriamo diversi, più uniti e più fratelli rispetto a quanto avremmo immaginato.15. Concedici, la tua pace, Signore! È questa la preghiera che elevo a Dio, …Rimetti a noi i nostri debiti, Signore, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e in questo circolo di perdono concedici la tua pace, quella pace che solo Tu puoi donare a chi si lascia disarmare il cuore, a chi con speranza vuole rimettere i debiti ai propri fratelli, a chi senza timore confessa di essere tuo debitore, a chi non resta sordo al grido dei più poveri.”
È l’auspicio che tutti noi
abbiamo nel cuore.