Il mese di agosto per gli italiani è sempre stato il mese delle vacanze. Anche per pochi giorni, ogni azienda, tranne quelle a ciclo continuo, trova in agosto un momento per “spegnere i motori” e far tirare il fiato a titolari e dipendenti. Quest’anno così particolare e tremendo per l’epidemia da coronavirus che ci ha colpiti, ci fa vivere il mese di agosto in stato di emergenza, prolungato fino al 15 ottobre come deciso dal governo.

Come si vive la vacanza quest’anno? Con un po’ di apprensione, con il distanziamento, con le mascherine nei luoghi pubblici al chiuso, magari guardando con sospetto chi tossisce per qualsiasi motivo. La si vive forse più in montagna che al mare, tanti rimangono a casa per evitare troppi contatti e spostamenti. In ogni modo anche quest’anno è bene prendersi dei giorni per fare vacanza. 

Sarà quest’anno l’occasione oltre che per rilassarsi, anche per rileggere e far passare nella mente e nel cuore quanto successo in quei tre mesi, da marzo a maggio, di chiusura, di blocco, di paura e lutti. Cosa ci ha insegnato quello che è successo? Perché io l’ho scampata e il mio vicino no? Come ho vissuto quelle settimane? Le ho impiegate bene, non ho sciupato i giorni che passavano? Sono riuscito comunque a fare del bene? Attraverso di me è passato qualcosa di bene, di buono? 

Non voglio assillare con queste domande ma solo invitare a cogliere il momento delle vacanze per fare memoria di quanto successo, per interrogarci ancora sul dramma vissuto e su come, per quanto possibile, evitare che il mondo ricada in una pandemia.

Sì perché lo si voglia ammettere o no, la pandemia è il risultato anche di come abbiamo trattato il pianeta. Dio perdona sempre, l’uomo qualche volta, la natura mai. Se tratto male la natura, se ne depredo le riserve, se inquino i fiumi, i mari, i cieli, se la fauna è consumata senza misura e oltre ogni equilibrio di riproduzione, alla fine la natura fa sentire la sua voce così: si ribella e il virus è stato il segno della ribellione della natura.
Papa Francesco nella memorabile e suggestiva preghiera nella piazza S. Pietro deserta lo scorso 27 marzo ci ha ricordato che “siamo tutti sulla stessa barca” e che ogni decisione buona o cattiva si ripercuote su tutto il pianeta. Tutto è connesso. Ma c’è una connessione che occorre rendere ancora più stabile e veloce: è quella della solidarietà tra i popoli e i paesi. Siamo tutti sulla stessa barca.

Carissimi parrocchiani, cerchiamo anche quest’anno di gustare le vacanze, anche se all'orizzonte si vedono le nubi, non ci manchi mai la speranza: quella di un mondo migliore. Non è utopia, è volontà di cercare il bene, quello possibile, quello che dipende da ciascuno. Se ci crediamo davvero, se il Vangelo lo viviamo davvero, non c’è epidemia che tenga. Anche la morte non l’avrà vinta perché Cristo è risorto. 

A casa, al mare o in montagna, a tutti giunga il nostro augurio di buone vacanze!

Don Andrea e i preti della CP

 
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