Fa un certo effetto leggere dal nostro Arcivescovo nella Lettera pastorale queste parole: “Il tempo che segue al Natale può essere propizio per proporre qualche settimana in cui non fare niente, se non crescere in sapienza, in età e grazia davanti a Dio e agli uomini”.
Di solito siamo invitati a fare questo e quest’altro, a non trascurare di fare quella cosa, a fissare riunioni e programmazioni... Cosa ci invita a fare il nostro Arcivescovo?
Il Vescovo Mario riprende quella che è chiamata la vita nascosta di Gesù, cioè quel periodo di tempo che va dalla nascita fino all'inizio del suo ministero pubblico (intorno ai trentanni), di cui i Vangeli non riportano quasi niente, se non l’episodio del ritrovamento di Gesù dodicenne al Tempio, ma di cui viene detto che “Gesù cresceva in età, sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini (Lc 2, 52)”.
Gesù cresce in una famiglia, viene educato da fedele ebreo, impara la professione del falegname e vive la sua vita di relazioni come tanti ragazzi e giovani. Crescere in età, sapienza e grazia è quel movimento di crescita che attiva ogni parte di noi stessi: affetti, professione, responsabilità, intelligenza, legame con Dio …
Dunque questa dimensione della crescita non è un “dolce far niente”, un lasciarsi andare, ma al contrario un sentirsi protagonista della propria crescita cogliendo ogni situazione umana per farne occasione di maturazione.
Dice ancora il Vescovo: “Si può anche proporre di non convocare riunioni, di non congestionare il calendario di iniziative. Che anche le persone “impegnate”, preti, diaconi, consacrati, laici, possano disporre di serate per stare a casa, pregare in famiglia, chiacchierare a tavola, praticare ritmi più ordinati di riposo”.
Viviamo dunque il tempo dopo Natale anche in questa prospettiva e secondo questo suggerimento. Anche se non ci sono in calendario proposte particolari (in realtà ci sono, vedi Festa della Santa Famiglia, incontri su Oratorio 2020) questo non è il tempo in cui non succede niente. Nella vita di Gesù, anche se i Vangeli non riportano nulla degli anni della sua adolescenza e giovinezza, non è che non fosse successo niente: Gesù faceva esperienze, cresceva, si confrontava, maturava e imparava un mestiere, si preparava alla missione di Figlio di Dio.
Così è nella nostra vita. C’è una quotidianità che struttura una persona, le dà la piega giusta, la forma alle giuste abitudini, crea un modo di vedere le cose.
Impariamo da Gesù e da questo “tempo di Nazaret” a lasciarci educare dal quotidiano, a lasciare che lo Spirito Santo lavori nel segreto dei giorni e faccia maturare i suoi frutti più belli e più buoni, quelli che poi le nostre parole, i nostri impegni e la nostra vocazione mostrerà.

Don Andrea
 
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