Non avremmo mai immaginato di avvicinarci al Natale in un tempo così: segnato da una epidemia che ha coinvolto e sconvolto il nostro paese e il mondo intero. Forse non si ha neanche troppa voglia di festeggiare quest’anno il Natale: penso in particolare alle famiglie che hanno avuto un loro caro portato via perché colpito dal virus e poi non lo hanno più rivisto vivo, non avendo potuto neanche essere lì negli ultimi istanti a sussurrare una parola di conforto e di ultimo saluto.
Non avremmo mai immaginato di vivere un tempo così eppure lo stiamo vivendo, e ci siamo anche organizzati per continuare a vivere e a vivere bene nonostante il virus. In una predica dei mesi scorsi avevo detto: “L’amore è più forte del virus. L’amore sa vincere il virus perché il contagio dell’amore è più forte, se lo vogliamo, del contagio del virus”.
Ma per diffondere questo “contagio buono dell’amore” abbiamo bisogno anche noi di attingere alla fonte di questo amore: all’amore di Dio che si rende visibile e presente nel suo Figlio Gesù che è venuto nel mondo a rivelare l’amore del Padre e che nel mistero dell’Incarnazione celebriamo.
La vita ci riserva sempre delle sorprese, inaspettate, e che richiedono una forza d’animo particolare per continuare a sperare. La pandemia che ha sconvolto il mondo è una di queste sorprese che ci fanno ancora na volta comprendere che da soli non ci salviamo, che l’uomo lasciato a sé, ai suoi traffici, ad un modo di concepire lo sfruttamento del suolo innaturale, rischia di annientare se stesso. “Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”. (Papa Francesco, P.zza S. Pietro 27/3/2020).
Anche la scienza, la medicina, seppur abbiano fatto passi da gigante nel secolo scorso e in questi primi decenni del nuovo millennio, si sono trovate spiazzate nel gestire la crisi sanitaria e decifrare il virus. E’ anche questo il segno che l’uomo non può disporre di tutto e che la sua vita o ritrova una fiducia più piena in Dio da cui può ricevere ogni dono o rimane appesa alle fragili e alla fine inconsistenti realtà di questo mondo.
Il Natale di quest’anno può essere il momento per ritrovare una maggiore intensità di raccoglimento in famiglia e per riflettere ancora su quanto accaduto quest’anno, senza cadere nel pessimismo, ma tenendo alta la speranza che il Signore Gesù vuole venire a portare con la sua venuta al mondo. Qualche luce in meno per le strade ma una luce più forte dentro di noi ci farà sentire e vivere un Natale un po’ diverso ma speriamo più spirituale e vero.

Insieme a don Simone e a don Carlo vi giunga la nostra benedizione e il ricordo nella preghiera e in particolare nella Messa di Natale.


Il  Parroco, don Andrea
 
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