Qualcuno ha scritto che questo mese di Gennaio più che essere il mese del nuovo anno sembra essere il tredicesimo mese del 2020. Una coda dell’anno della pandemia che fa fatica a rallentare, con le scuole che non sanno quando potranno tornare ad essere tutte in presenza, con tante famiglie che vivono lo stato di incertezza sul fronte del lavoro. Aggiungiamo poi lo stato di ansia, stress, dissidi nelle relazioni, insoddisfazioni ed ecco che il cockail è fatto.

Ci sono anche notizie positive. Leggo che secondo i dati dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo oltre il 90%  dei giovani afferma di concordare con le norme restrittive di contenimento della diffusione del virus e si dichiara attento al distanziamento, al lavaggio delle mani e all’uso della mascherina. Ma questo non significa che vada tutto bene. E i contagi e i morti che non diminuiscono sono i dati più evidenti.

Questo è il tempo che ci è dato vivere, dobbiamo fare i conti con il mondo che ci è dato e non possiamo farne a meno. Certo che non dobbiamo assumere passivamente le cose ma fare del nostro meglio per vivere bene anche in un tempo così, prendere il toro per le corna e saper  compiere le scelte opportune.

Un tempo così è anche un tempo per pensare e riflettere di più, con più calma e pacatezza. Ecco perché anche la nostra diocesi si è attivata per proporre sette incontri, a partire da sette interrogativi, per riflettere sul tempo presente e sul futuro del nostro essere chiesa.

Il Papa nei mesi scorsi aveva detto che la cosa peggiore sarebbe stata non prendere in considerazione la conversione a cui questa pandemia ci richiama. Conversione integrale come la chiama lui: nel rapporto con la natura, con l’economia, con il lavoro, con gli altri… tutto è chiamato a essere convertito per una nuova umanità.

Il Vangelo di questa domenica ci parla del miracolo delle Nozze di Cana. Gesù che fa una cosa sorprendente a partire da uno stato di incertezza e di festa che stava andando male (“Non hanno più vino”).  La pandemia ci sta facendo mancare l’aria in tutti i sensi. Famiglia, lavoro, scuola, parrocchia soffrono. Siamo come alle Nozze di Cana. Possiamo andare avanti a bere acqua ma fino a quando? Per esserci festa, per far circolare la gioia del vivere, per non far sentire gli sposi a disagio Gesù non esita a compiere il miracolo.

Invochiamo da Gesù il miracolo non solo di sconfiggere il virus ma soprattutto quello della gioia del vivere anche in un tempo così tribolato. Insistiamo a chiedere a Lui che non faccia mai mancare sulle nostre tavole il vino della gioia del Vangelo, dell’esuberanza della vita, della scioltezza della libertà, che sa vedere il bene da compiere e vive in questo tempo con lo sguardo dei figli di Dio.

Don Andrea

 
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