Come impegno ma soprattutto come momento di riflessione quotidiana avevamo suggerito e invitiamo ancora a farlo, l’ascolto del nostro Arcivescovo (canale 195, radio Marconi, social della diocesi) che ogni sera alle 20.32 puntuali lascia un breve messaggio, uno spunto di riflessione a partire da qualche versetto della Bibbia, in particolare dal libro del Siracide.

Sono spunti di saggezza e di sapienza umana da raccogliere come pezzetti di pane che danno nutrimento all’anima. Non a caso la trasmissione si intitola epiusios, un termine greco che significa pane, ma anche sostanza che dà vita. E’ il termine che si trova nella preghiera del Padre Nostro quando si recita: “Dacci oggi il nostro pane (epiusios) quotidiano”. Il pane che sostiene la vita fisica, il pane che è il lavoro ma che è anche l’amore di Gesù, è il suo Spirito che fa di noi nuove creature nella misura in cui accogliamo il suo amore e lo portiamo ad altri.

Ebbene ogni giorno raccogliamo brevi spunti di riflessione che il nostro Arcivescovo ci propone e ne possiamo far oggetto di meditazione e di verifica per la nostra vita. 

Mi ha colpito questa settimana in particolare quello di mercoledì sera (si può facilmente andare a recuperarlo perché tutti i video sono online), perché  il nostro Vescovo partiva da una domanda che non mi ero mai posto. “Posso chiedermi: che cosa di me dà fastidio agli altri?”. Partendo da tre versetti del Siracide (Sir 20, 5-8) il Vescovo Mario ha detto: “Forse dò fastidio perché parlo troppo, forse dò fastidio perché parlo troppo poco, forse perché ho la pretesa che quello che dico sia indiscutibile…”. Poi il Vescovo passa in rassegna alcuni atteggiamenti su cui magari si sorvola ma che possono davvero dare fastidio: “Forse di me dà fastidio che arrivi sempre in ritardo, o essere spesso di malumore, o essere invadente, curioso. Anche essere trascurato nel vestirsi o nell’igiene personale può dare fastidio agli altri”.

Proviamo a compiere questo esercizio di verificare cosa di noi può dare fastidio agli altri con lo scopo di renderci tutti più amabili, più avvicinabili dagli altri, per essere migliori nel senso vero e autenticamente cristiano.

Non migliori perché perfetti e senza mai errori, ma migliori perché capaci di finezza e umiltà, di riconoscimento dei propri limiti, di testimonianza di vita buona. E’ un vero esercizio di conversione purificarci da ciò per cui gli altri prendono le distanze da noi. E non è solo l’odore di sudore che a volte non riusciamo a coprire ma è l’odore non buono che emana la nostra vita quando non esprime più la bellezza originaria con la quale Dio ci ha pensati e ci ama.

Non abbiate paura di dire anche al Parroco ciò che di lui vedete che dà fastidio (speriamo non siano troppe cose!).

Don Andrea

 
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