Penso che l’ulivo benedetto che viene distribuito alle Messe di questo sabato e domenica, quest’anno possa far esprimere in maniera ancora più forte il desiderio di pace che sale da noi e da tutti gli uomini e donne di buona volontà di questo mondo.

Il ramo d’ulivo simbolo di pace alzato in cielo nelle processioni verso le nostre chiese e portato nelle nostre case è il segno e l’impegno ad essere costruttori di pace in questo nostro tempo.

Una pace da invocare, da implorare e da costruire a partire dal nostro contesto di vita. La guerra a cui stiamo assistendo da lontano ma non troppo, ci sconvolge e fa salire ancora di più il nostro grido e la nostra preghiera: “Sia pace!”. Gli appelli finora lanciati da più parti non vedono purtroppo per il momento far tacere le armi e si continua a morire in tante città e villaggi dell’Ucraina.

Attraverso l’iniziativa del Gruppo Missionario e della Caritas, insieme a tante altre mobilitazioni, abbiamo portato soccorso e continuiamo a farlo per chi la casa l’ha persa, per chi è sfuggito ai massacri.

Con il cuore sgomento entriamo nella Settimana Santa ripercorrendo le tappe della passione di Gesù Cristo fino alla Pasqua di Risurrezione: come vorremmo che proprio la domenica di Pasqua di quest’anno diventi il simbolo di un’inversione di marcia del conflitto in corso, che davvero inizino a tacere le armi e si apra un confronto serio e sereno che tuteli innanzitutto la vita, la propria terra, il futuro di un paese e del mondo intero.

Non manchi allora nei giorni della Settimana Santa una preghiera ancora più intensa per la pace nel mondo, per la pace anche nelle nostre famiglie e nelle situazioni in cui anche noi registriamo fatica di comprensione e prevalenza di conflitti. Celebreremo Gesù che dona tutto se stesso, come sacrificio vivente, per amore dei suoi e del suo popolo. Nell’Ultima Cena ci lascerà il memoriale da rinnovare perché facciamo come Lui ci ha insegnato: amare come Lui ci ha amati. Nella sua morte in croce contempleremo a che punto, a che altezza può arrivare l’amore di Cristo, fino alle fine. Nella sosta al sepolcro del sabato mattina e pomeriggio rimarremo in veglia ad attendere, come Maria, con apprensione ma anche animati dalla speranza delle parole stesse di Gesù: “Non sia turbato il vostro cuore… dopo che accadranno queste cose, risorgerò”. E nella Veglia pasquale e nella domenica di Pasqua Gesù ci fa partecipi del dono di Dio, la gloria della risurrezione. Contempleremo la meta ultima e definitiva della nostra vita: “Non è qui, è risorto!”. La risurrezione spalanca un mondo nuovo a Gesù, alle donne che accorrono al sepolcro e lo trovano vuoto, ai discepoli incerti.

Così ancora una volta siamo invitati a sostare  e ad entrare nei misteri grandi della nostra fede. Non da semplici spettatori ma da protagonisti, per uscirne arricchiti e animati dalla spirito del Risorto.

Buona Settimana Santa a tutti!

Don Andrea

 
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