Quando pensiamo ai santi vissuti nel passato, e oggi in modo particolare pensiamo e festeggiamo la nostra santa Rita patrona della località Bettolino, il rischio è quello di vederli confinati nel passato appunto, relegati ad un’epoca completamente diversa dall’oggi e non più capaci di “parlare” al nostro presente.

Non deve essere così. E per mostrare che santa Rita parla ancora e manifesta ancora i segni della sua presenza, vorrei mostrare come il suo esempio abbia trasformato il cuore di una donna che vive a Milano e che ha attraversato  in maniera simile a Rita il dramma della perdita del marito, ucciso negli anni del terrorismo: è la figura di Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi.

Si è ricordato questa settimana, lo scorso 17 maggio, il 50° anniversario del suo assassinio. Corone di fiori in via Cherubini a Milano nel luogo dell’attentato, discorsi alla Questura e s. Messa presieduta dal nostro Vescovo nella chiesa di S. Marco dove cinquant’anni fa furono celebrati i funerali. Ma al di là dei discorsi commemorativi, la figura che emerge è quella di questa donna che ha compiuto, e qui possiamo avvicinarla a santa Rita, un cammino di fede profonda che l’ha portata a ritrovare la pace interiore e a perdonare totalmente gli assassini e i mandanti dell’omicidio del marito.

Nelle interviste che ha rilasciato, Gemma dice che proveniva da una famiglia praticante e di fede, che lei stessa era praticante e pregava, così come il marito, ma la sua era una fede ancora troppo convenzionale. Ma dall’assassinio del marito ha percepito ancora di più che Dio non l’avrebbe abbandonata, e in particolare che il male non poteva essere contrastato con la vendetta ma solo con le armi della pace e del perdono.

Già sul necrologio per la morte del marito compariva questa frase di Gesù: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”. E commentando queste parole del necrologio di cinquant’anni fa Gemma dice in un’intervista a Famiglia Cristiana: «Gesù chiede al Padre di perdonare i suoi carnefici. Egli, da uomo, si rende conto di non poter perdonare subito. Con quelle parole Dio mi ha indicato la strada da percorrere. Subito dopo l’assassinio di Gigi io mi sono sentita alleggerita perché Dio aveva perdonato subito al mio posto e io ho potuto compiere il mio cammino con calma. Cammino che poi ho voluto condividere con altre persone attraverso le testimonianze e, ora, anche questo libro. Era giusto spezzare quella catena di odio e violenza con parole d’amore. L’arcivescovo di Milano, il cardinale Colombo, ai funerali disse che il necrologio era un fiore posato sul sangue di Gigi che non sarebbe mai appassito e avrebbe dato frutto». Gemma ha compiuto un lungo cammino, guidata dal Signore, per prendere sempre più consapevolezza che solo nella comunione con Dio si diventa capaci di perdonare. Così è stato. Il cammino è stato lungo e faticoso. Sempre Gemma dice: “Dopo la sua morte ogni tanto mi arrabbiavo e gli dicevo: “La fatica la faccio io, tu sei lì nella felicità eterna, che ti sei meritata tutta, mentre io sono qui con i bimbi piccoli da crescere e un dolore enorme”. 

Ecco allora un esempio vivente, ce ne sono tanti altri, che ci ricorda come i santi diano dal cielo ancora la forza per continuare il cammino della vita. Con la loro intercessione rinnoviamo il nostro cammino di fede e di speranza. Santa Rita prega per noi.

Don Andrea
 
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