Il Vangelo della prima domenica di Quaresima presenta all'inizio Gesù nel deserto a digiuno che, dopo quaranta giorni e quaranta notti, comincia ad avere fame.
L’emergenza sanitaria di questi i giorni ci sta facendo compiere una serie di digiuni, tra cui anche il digiuno eucaristico per i fedeli. Sarebbe davvero un dono se al termine di questo forzato digiuno,  sentissimo la fame, la fame di Dio, fame della sua Parola, fame della sua presenza reale nell'eucaristia, un desiderio rinnovato di partecipare al suo banchetto dove nutrire la nostra vita.
Il digiuno eucaristico, che in questi giorni certo non lo abbiamo scelto deliberatamente ma ci è stato imposto per ragioni di salute pubblica può far sorgere un nuovo desiderio di Dio? Possiamo entrare così nella Quaresima di quest’anno, trasformando questa mancata partecipazione all'eucaristia con una crescita dell’appetito di Dio, e della comunione con Gesù Cristo.
Ma abbiamo sentito anche dalla prima lettura che il digiuno che Dio vuole è quello che fa crescere l’amore verso l’altro. Dice Isaia: “E’ forse questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica? Usare sacco e cenere per letto? Non è piuttosto sciogliere le iniquità, dividere il pane con l’affamato, dare vicinanza a chi ha bisogno?”
Ecco il digiuno gradito a Dio: mi privo di qualcosa perché anche l’altro abbia qualcosa. Comprimo il mio tempo personale perché possa dedicare del tempo anche all'altro. Rinuncio a qualcosa perché chi è nel bisogno abbia di che vivere. La mortificazione cristiana non è il far del male a se stessi ma un modo per ritrovare l’essenzialità delle cose e delle relazioni. Il digiuno vuole essere occasione propizia per rinnovare la propria vita interiore.
Il digiuno anche per Gesù diventa occasione per crescere nella fede, vediamo nella pagina di oggi come lui affronta il tentatore che gli insinua di colmare questo digiuno solo con il pane, il cibo materiale. Ecco una lotta da ingaggiare in queste settimane di Quaresima. Contro il tentatore che ci sollecita continuamente di esaurire la nostra vita nelle cose, nei beni: compra questo, cambia quest’altro, accumula i beni. Anche qui, per legarci ancora alla cronaca di questi giorni abbiamo visto tutti le scene delle file ai supermercati e i banchi vuoi dei prodotti alimentari. E’ vero che bisogna mangiare per vivere, ma non si vive solo per mangiare e esaurire ogni preoccupazione una volta che si è riempito il carrello della spesa e la pancia.
Nella pagina di Vangelo i luoghi dove il tentatore ingaggia la battaglia con Gesù sono tre: il deserto, il punto più alto del tempio di Gerusalemme e un monte altissimo.
Sono tre luoghi che rimandano alla preghiera. Il silenzio che ispira il deserto è rimando al silenzio di chi si mette alla ricerca di Dio, in ascolto alla sua voce. Non a caso nei primi secoli della chiesa c’era stata l’esperienza dei padri del deserto, figure eremitiche che hanno fatto dei luoghi solitari luoghi di incontro con il mistero di Dio. Il tempio è poi luogo per eccellenza di incontro con il Signore e anche la montagna è per le sue caratteristiche luogo di silenzio e ascolto di Dio, luogo dove Gesù si ritirava in preghiera e dove ha lasciato in dono le Beatitudini.
Ecco allora la preghiera come altro elemento che caratterizza la Quaresima. Trovare tempi e spazi per una preghiera più sentita e più gratuita. Preghiera personale e preghiera fatta insieme con i suggerimenti che daremo.
Infine e non da ultimo la carità. La tradizione ci invita all'elemosina ma possiamo estendere e parlare di carità e di vivere la carità. Digiuno, preghiera e carità sono i capisaldi per un serio e sereno cammino di Quaresima che ci auguriamo di compiere ciascuno secondo il proprio stato di vita e l’età che ha con l’obiettivo tutti insieme di crescere con gli stessi sentimenti che furono di Gesù cristo (S. Paolo).

Don Andrea

 
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