Anche questa domenica non ci è consentito radunarci in assemblea a partecipare all’eucaristia ma vogliamo comunque tenere vivo il nostro legame personale con Dio, con Gesù e il suo Spirito, grazie anche ai mezzi moderni di comunicazione di cui possiamo avvalerci.
Ecco che allora possiamo metterci nei panni della donna samaritana che ci viene presentata nel Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima. Anche lei da sola, incontra Gesù. Quasi tutto il brano di vangelo è un dialogo stretto tra Gesù e la samaritana …. a un metro di distanza.
Proviamo a metterci al posto di questa donna, anche perché non ci viene detto il nome e allora forse l’evangelista Giovanni ci vuole proprio invitare e dirci: prova ad identificarti con lei, uomo o donna che tu sia.
Nel dialogo è Gesù a fare il primo passo e a chiederle: “Dammi da bere”. Gesù parte da un bisogno, quello fondamentale del bere, per farsi vicino a questa donna. È lui a muovere il primo passo anche se non lo si riconosce subito; come quando apparirà da risorto ai due discepoli di Emmaus in incognito accompagnandoli nel loro cammino. Gesù si fa vicino e per intrattenere un dialogo con noi non ha paura di chiederci: “Mi offri da bere?”
Gesù chiede dell’acqua, ha sete, dopo il lungo viaggio vuole dissetarsi, ma in questa sete vuol far emergere soprattutto la sete che questa donna ha dentro di sé: sete di verità, sete di giustizia, sete di senso della vita, sete di Dio.
La donna fatica a capire vuole sì anche lei dell’acqua ma pensa ancora all’acqua elemento materiale, quella che disseta il fisico. Anche noi facciamo fatica a riconoscere la sete più profonda che c’è nel nostro cuore. Tante volte ci facciamo bastare le bevute che facciamo, quelle di tante bibite, che magari ci stordiscono e non ci fanno pensare per un po’ alla sete di profondo che abita la nostra vita.
Il punto di svolta del brano, il momento in cui la samaritana riconosce di trovarsi di fronte a un uomo che riconoscerà poi come profeta e Messia è quando Gesù le parla delle sue relazioni affettive: “Hai avuto cinque mariti e quello che è con te ora non è tuo marito”.
Gesù sa leggere nel profondo la vita di questa donna e la nostra vita. Neanche 6 uomini le sono bastati per colmare la sete di pienezza di vita, di gioia e di amore di cui ha bisogno la sua, la nostra vita. 
La conclusione è la missione di questa donna, il suo lasciare l’anfora di acqua al pozzo per correre in città e annunciare: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto ciò che ho fatto. Che non sia lui il Cristo?”
La samaritana ha compiuto un itinerario di fede e Gesù l’ha accompagnata in questo e le ha dischiuso il sentiero della vita. 
C'è anche una carica di provocazione in questo dialogo con una donna, una donna straniera, una donna dal passato poco raccomandabile, per farne modello esemplare del vero discepolo e prima testimone della fede. Il cammino della fede è aperto a tutti, senza discriminazione alcuna. In questa donna che non ha nome, tutti allora possiamo riconoscerci.
Il cammino di Quaresima che quest’anno abbiamo iniziato in una maniera così insolita e imprevedibile, dove non si vede ancora la fine di questa emergenza, è un cammino di fede che ripercorre lo stesso itinerario della samaritana.
Lasciarsi avvicinare da Gesù, lasciarsi provocare dalle sue domande profonde, lasciare che la sua parola scavi nella nostra vita e la converta e aprirci così ad una vita rinnovata dal suo amore. 
Sia questo l’itinerario di questa settimana di quarantena ... pardon ... di Quaresima.

don Andrea
 
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