Non ha suscitato la necessaria riprovazione e indignazione popolare il fatto di sabato scorso allo stadio S. Siro prima della partita Inter-Sampdoria: lo svuotamento di un’intera curva dello stadio (Curva Nord) ad opera degli ultras interisti come segno di lutto in seguito all’assassinio di uno di loro, un pregiudicato cha aveva già scontato 26 anni di carcere. Persone che avevano regolarmente pagato il biglietto che, sotto minaccia, hanno dovuto alzarsi e uscire dalla curva sottostando al volere dei capi ultras.
I quotidiani hanno già archiviato la questione, la polizia ha già detto che nessuno ha sporto denuncia e per loro la cosa è finita lì, la società interista si è limitata ad un comunicato ufficiale sul sito condannando il fatto; la politica non ha preso nessun provvedimento al momento. Tutto va presto nel dimenticatoio come quella volta che addirittura uno scooter era stato lasciato cadere dalla stessa curva.
Ci sono delle “zone franche” che non vogliamo vedere, che facciamo fatica a guardare perché pericolose. Si rischia di finire male.
Ma così facendo finiamo male tutti noi. E anche quei tali che volevano vedere la partita tranquillamente in curva potevamo essere anche noi. Qualcuno al bar ha detto: “Chi va in quella curva sa già che ci sono certe regole”. Sì ma le regole devono essere quelle della convivenza civile e del rispetto, non quelle dell’arroganza e della minaccia a cui sottostare altrimenti non sai quello che ti potrebbe capitare. Racket dei biglietti, dei parcheggi, dei chioschi dei panini dentro e fuori dallo stadio. Nessuno si interessa. Sarebbe bene che come è stato fatto un provvedimento contro i raduni illegali lo si faccia al più presto anche su questo fronte. Purtroppo mafia, camorra, n’drangheta hanno preso piede dappertutto. Gli stadi e le principali squadre di calcio sono diventati i “giocattoli” della criminalità organizzata.
Le forze dell’ordine se ne stanno fuori, temono anche loro per la loro vita e quella dei famigliari. La scuola e le realtà associative e anche la chiesa fanno fatica a portare una cultura di legalità che possa cambiare rotta. Ma non si deve demordere. Quello della violenza negli stadi è un campo su cui intervenire al più presto non solo con pene severe da comminare ma con una cultura nuova da parte di tutti da instillare. Altrimenti quello che è successo sabato si ripeterà di nuovo.

don Andrea

 
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