“I grandi eventi della storia hanno fatto irruzione nelle microstorie delle vite individuali: il 61% degli italiani teme che possa scoppiare il terzo conflitto mondiale, il 59% il ricorso alla bomba atomica, il 58% che l’Italia entri in guerra. Con l’ingresso in una nuova età dei rischi, emerge una rinnovata domanda di prospettive di benessere e si levano autentiche istanze di equità, non più liquidabili come «populiste». Quella del 2022 non è una Italia sull’orlo di una crisi di nervi: si cerca una profilassi per l’immunizzazione dai pericoli correnti. Ma i meccanismi proiettivi, che spingevano le persone a fare sacrifici per essere migliori, adesso risultano inceppati e la società indulge alla malinconia”.
E’ un passo del Rapporto sulla condizione dell’Italia del 2022 che il CENSIS, il Centro studi e investimenti, ha nei giorni scorsi presentato come ogni anno e che intende fotografare la condizione sociale attuale degli italiani.
La pandemia prima e il conflitto alle porte dell’Europa poi, a cui è conseguita la crisi energetica e il rialzo dei prezzi, hanno iniettato un veleno di sfiducia e di paura per il futuro. 
E’ anche vero che nel corso della storia momenti del tutto liberi da guerre e paure non ce ne sono stati. Ogni epoca porta con sé gioie e dolori. Ma è anche vero che ci sono state epoche in cui si è avvertito più di altre una voglia di riscatto e di desiderio di costruire un futuro buono. 
Per rimanere al nostro Paese pensiamo al dopoguerra, alla fine degli anni ‘40 agli inizi degli anni ‘50. La volontà di ricostruire un paese sulle ceneri dell’orrore della II guerra mondiale; la voglia di democrazia per uscire dall’incubo della dittatura, le speranze suscitate dalla scelta della Repubblica. E ancora negli anni ‘60 quel movimento di rinnovamento anche nella chiesa confluito nel Concilio voluto da Giovanni XXIII e guidato poi da Paolo Vi: quante speranze e voglia di costruire il futuro per un mondo più giusto, più sano e vero.
Tutto finito? No non è tutto finito se sappiamo tenere accesi in noi i desideri più nobili che ci rendono essere umani e per noi cristiani che ci rendono davvero figli di Dio.
L’Avvento, il tempo che stiamo percorrendo, è quel cammino che ci vuole aprire alla speranza che supera ogni malinconia, quel tempo che ci vuole preparare a incontrare ancora e sempre più vivo quel Dio che si è fatto carne in Gesù e a renderlo presente nelle nostre scelte di vita.

Don Andrea

 
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