“Sei come san Tommaso!”. Ogni tanto lo diciamo o ce lo dicono altri: quando facciamo un po’ fatica a credere a una cosa, quando siamo nel dubbio se crederci o meno. “Non fare il san Tommaso!”. E quante volte ci sarà capitato di dire: “Voglio toccare con mano, di persona”.
La domenica dopo Pasqua la liturgia ci fa ascoltare il Vangelo in cui Gesù appare agli apostoli e torna una seconda volta a mostrarsi a Tommaso invitandolo a toccare le piaghe e il costato.
Il Caravaggio ha dipinto con sorprendente carnalità e verosimiglianza questo episodio evangelico. Tommaso vuole toccare, constatare che quell’uomo che gli è apparso sia veramente Gesù Cristo in carne e ossa. E Gesù si lascia trapassare, non più con la lancia che gli aveva trafitto il costato ma con l’indice della mano destra di Tommaso. “Mio Signore e mio Dio” esclamerà stupito. 
Gesù nel dipinto di Caravaggio non si capisce se vuole togliere la mano di Tommaso perché il dito nella piaga gli fa male o invece lo sta accompagnando a toccare con mano la ferita ancora aperta ma non più sanguinante.
A volte anche noi mettiamo il “dito nella piaga” e non ci accorgiamo che magari stiamo facendo del male a quella persona. Non usiamo la dovuta delicatezza nel toccare certi argomenti e rischiamo di far sanguinare ferite che non sono ancora cicatrizzate. Tatto e rispetto dell’altro devono farci essere sempre prudenti per evitare che la piaga possa riaprirsi e fatichi poi a rimarginarsi.
Qualche volta è invece necessario mettere il “dito nella piaga” perché non si è ancora chiarita una questione ed è importante farlo. Ma sempre va fatto con delicatezza e calma, ponendosi nella maniera giusta, senza infierire, senza prepotenze.
Nei Vangeli non viene detto che davvero Tommaso abbia poi toccato con il dito il fianco di Gesù. Gli è bastato sentire le parole del Maestro e vederlo, probabilmente.
E così siamo chiamati a fare noi e a gustare la beatitudine che ci lascia Gesù sempre nel Vangelo di questa domenica: “Beati quelli che  non hanno visto e hanno creduto”.
Invochiamo questa domenica s. Tommaso perché aumenti la nostra fede, ci renda capaci di perseverare nella ricerca di Gesù e soprattutto di testimoniarlo in questo tempo di Pasqua. Gesù vincitore della morte, Gesù Risorto non può rimanere confinato nelle nostre cose di chiesa; la forza della risurrezione ci chiede una testimonianza coraggiosa in questo nostro mondo per dare speranza e gioia, là dove vediamo disperazione e tristezza. Mentre tocchiamo con mano le fatiche del nostro tempo, lasciamoci guidare per mano dal Signore Risorto.     

don Andrea

 
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