In questi giorni in cui si è impossibilitati a partecipare alla celebrazione eucaristica, si è sentito molto parlare di “comunione spirituale”. Ma che cos'è la comunione spirituale? C’è chi proprio non ci sta e, nostalgico, rimpiange la vera e unica comunione sacramentale e c’è chi pensa che la comunione spirituale sia in tutto identica alla “classica” comunione sacramentale… Come al solito la verità sta nel mezzo e ogni posizione estrema lascia il tempo che trova. Cerchiamo nel modo più chiaro e sintetico possibile di fare chiarezza e di balbettare qualche parola teologica sull'argomento, così che possiamo almeno schiarirci un po’ le idee.

Secondo il documento della CEI del 17 marzo 2020 intitolato Suggerimenti per la celebrazione dei sacramenti in tempo di emergenza Covid-19, la tradizione della Chiesa insegna che, se non sussistono le condizioni per poter amministrare il sacramento, ci si può affidare al votum sacramenti. Cosa significa questa strana frase? Si fa riferimento al concetto di votum sacramenti, ovvero di desiderio del sacramento, qualora non fosse possibile riceverlo “materialmente” (come la comunione, nel nostro caso!). 

Per capire meglio, ci rifacciamo a un autore di riferimento per la teologia, Tommaso D’Aquino, che nella sua celebre Summa theologiae ha trattato anche della comunione spirituale. Tommaso sostiene che ci sono due modi di ricevere il sacramento dell’Eucaristia:
  1. La “manducazione spirituale”, che è il modo perfetto di riceverlo e consiste nel mangiare effettivamente i cibi eucaristici con le giuste disposizioni e, quindi, ottenerne l’effetto (l’unione con Cristo per mezzo della fede e della carità). Questo modo per noi oggi non è possibile viverlo.
  2. La “manducazione (solo) sacramentale”, ovvero comunicarsi al corpo (e sangue) di Cristo ma senza effetto, perché non si è nelle condizioni spirituali per riceverlo. Questo modo è sempre sconsigliabile, quantomeno.
Tuttavia, esiste anche un terzo modo – e qui sta il centro della nostra questione! – di ricevere l’effetto (la res) del sacramento: il desiderio di ricevere il sacramento, pur senza di fatto poterlo ricevere “materialmente”. Dunque anche noi oggi, impossibilitati a ricevere la comunione sacramentale a causa della grave situazione che stiamo vivendo, se esprimiamo un sincero desiderio (votum) di ricevere il sacramento, ne riceviamo comunque gli effetti spirituali. Parola di San Tommaso, confermata poi dal Concilio di Trento (cf DH 1648). Ma attenzione, non si tratta di una via parallela per ricevere gli effetti della comunione, una non vale l’altra: il desiderio deve essere rivolto alla ricezione effettiva del sacramento, non solamente alla res, ai suoi effetti. Se, infatti, ci fosse la possibilità di ricevere la comunione sacramentalmente è lì che sta la pienezza del sacramento e non saremmo giustificati a non riceverlo, “tanto basta il desiderio”! Il desiderio, lo ripetiamo, deve essere rivolto alla ricezione del sacramento, che però, per cause di forza maggiore, non possiamo ricevere. Ecco, in pillole, la teologia che sta dietro alla comunione spirituale, che a sua volta si basa sul votum Baptismi, il desiderio del Battesimo, secondo cui una persona che dovesse morire senza battesimo, ma con il desiderio di essere battezzata, riceve comunque gli effetti del sacramento. Da Ambrogio a Tommaso, passando per il Concilio di Trento, la tradizione della Chiesa ha sempre sostenuto e confermato questa dottrina del votum. 

Per rispondere, allora, ai due “casi estremi” sopra citati la comunione spirituale ha solidissime basi teologiche e davvero grazie ad essa riceviamo l’effetto del sacramento, come se lo “mangiassimo”, tuttavia non è la pienezza, la perfezione del sacramento, che è data dalla comunione sacramentale vera e propria, cui il desiderio mira. 

Permettetemi, sempre a proposito di votum, anche un breve cenno al sacramento della riconciliazione. Forse, anzi probabilmente, data la situazione non sarà possibile confessarsi per un po’ di tempo… Anche in questo caso si può ricevere la res, l’effetto della riconciliazione (il perdono dei peccati anche gravi) desiderando il sacramento ed esprimendo reale contrizione. In concreto, occorre provare reale pentimento per i peccati commessi con il proposito di non peccare più (e questo già, per il nostro Tommaso, basta a giustificarci di fronte a Dio!) e desiderare, oltre al perdono dei peccati, di confessare al ministro tali peccati, non appena possibile. 

La grazia del Signore è davvero grande e, anche se non possiamo ricevere i sacramenti come siamo abituati, non ci priva mai dei loro effetti. Basta desiderarlo! Mi permetto di pensare che forse, in situazioni come queste, il nostro desiderio tocca il cuore di Dio in modo ancora più intenso e penetrante. E, forse, questa situazione può anche essere occasione per ascoltare lo Spirito, “che prega in noi e per noi” e ci suggerisce sempre nuovi modi di vivere il rapporto con il Signore. A tal proposito perdonate, per finire, una provocazione. Avevamo (e giustamente!) come tesoro prezioso la celebrazione dell’Eucaristia. La Messa: sospesa quella, sospeso tutto. Non è tempo, nell'attesa, di inventare altre forme, e non dall'alto, ma che abbiano il profumo della casa?

Gianluca C.

 
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