Prima sulla bocca di Marta, poi su quella di Maria, l’evangelista nel brano di oggi mette la stessa frase: “Signore, se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto!”. 
Marta e Maria chiedevano la presenza di Gesù al capezzale del fratello Lazzaro. Così anche oggi, accanto ai tanti letti dei malati in ospedale, chiediamo che Gesù venga, che porti consolazione, che tenga la mano ai malati, che doni forza e speranza e che accompagni al trapasso. Al posto dei familiari che non possono essere vicini ai loro cari in ospedale, sia vicino lo stesso Gesù Cristo.
Gesù nel Vangelo della risurrezione di Lazzaro mette in evidenza l’aspetto umano e al tempo stesso divino di Figlio di Dio. Il Gesù che si commuove fino alle viscere, che non trattiene il pianto, che fa esclamare ai Giudei presenti alla scena: “Guarda come lo amava!”, è il segno della piena umanità di Gesù Cristo. E’ davvero consolante avere come Figlio di Dio uno che si è fatto come noi e ci ha insegnato a vivere in pienezza tutti gli aspetti della nostra umanità, a non vergognarci delle nostre lacrime, a sentire compassione e a commuoverci. Questo Vangelo ci dice che Gesù ha fatto sua la nostra esperienza del dolore, del soffrire e del morire. Impariamo con Gesù a stare di fronte alla morte, accettiamo d'essere segnati da questa perdita, da questa assenza, non sottraiamoci alla sofferenza che ci procura. È il segno di un legame di appartenenza che giorno dopo giorno abbiamo costruito con l'altra persona, la persona cara, come Gesù con Lazzaro. Un legame che la morte non cancella ma trasforma.
La seconda parte del Vangelo mostra poi la divinità di Gesù. E’ grazie alla potenza dello Spirito di Dio che è in lui che può dire: “Lazzaro vieni fuori!”. Gesù compie il miracolo più grande, quello del riportare in vita una persona già morta. Lo compirà un’altra volta quando farà rivivere un fanciullo mentre veniva portato alla sepoltura, figlio unico di madre vedova. Gesù, con la forza che Dio gli dona, con questo miracolo, ci fa vedere che neanche la morte è una barriera per Dio, che neanche la morte è l’ultima parola sulla vita dell’uomo. “Chi crede in me, vivrà” dice Gesù, e aggiunge subito una domanda rivolta a Marta: “Credi questo?”. Sentiamo rivolta anche a noi questa domanda, che è uno dei capisaldi della nostra fede e che ripetiamo forse troppo meccanicamente nel Credo che recitiamo nella Messa: “Credo la risurrezione dei morti e la vita nel mondo che verrà”. Credo questo? Crediamo a questo? Fa’ o Signore che possiamo rispondere come Marta: “Sì, o Signore io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio” oppure anche con la risposta che una volta diedero gli apostoli a Gesù: “Signore aumenta la nostra fede”.

Don Andrea
 
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