Anche se quest’anno la Pasqua è vissuta più in casa che in chiesa, anche se quest’anno a Pasqua forse sentiremo suonare ancora le sirene delle ambulanze, non possiamo tacere il mistero più grande della nostra fede: Dio non ha lasciato in potere della morte suo figlio Gesù, ma l’ha risuscitato.
Dice S. Paolo: “Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (1 Cor 15,14). Quando siamo chiamati ad affrontare un pericolo, quando una persona conosciuta ci lascia, quando sentiamo la morte vicina, e le settimane che stiamo vivendo rientrano in questi casi, allora l’unica roccia alla quale appoggiarsi può essere solo chi ha vinto la morte e ha lasciato a noi la promessa della risurrezione: Gesù Cristo.
La veglia pasquale che stiamo celebrando in una maniera così essenziale, nelle letture ci ha fatto compiere salti di millenni: dalla creazione del mondo, alla creazione dell’uomo, dalle profezie di Isaia all’esodo dalla schiavitù del popolo d’Israele, per giungere infine alla notizia strepitosa della risurrezione di Gesù Cristo, il figlio di Dio: “Non abbiate paura! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto...” Ecco l’annuncio dell’angelo alle donne che oggi arriva a noi.
Lasciamoci raggiungere anche noi da queste parole dell’angelo. 
“Non abbiate paura!”. È stato calcolato che questa espressione nella Bibbia ricorre 365 volte. Una per ogni giorno dell’anno. Anche noi oggi abbiamo paura. Per la nostra salute, per quella dei nostri cari. Ma qui l’angelo non ci sta dicendo di essere imprudenti, di fare i temerari. Non abbiate paura perché Dio è con noi sempre, ogni giorno, anche quando non ce ne accorgiamo, anche quando stiamo male. Dio è con noi sempre, anche quando arriva la morte. Dare credito a queste parole è lo spazio della fede. Una fede che se è messa alla prova nei momenti difficili è anche perché il Signore forse la vuole rendere ancora più forte e salda.
Abbiamo visto Gesù in questa Quaresima passare attraverso le tentazioni del diavolo, e arrivare ultimamente nel tradimento di Giuda, nel rinnegamento di Pietro, nella condanna e nella morte di croce. Anche la fede di Gesù è stata messa alla prova ma alla fine ha avuto la sua vittoria. Che è quella più grande e invincibile: la vita eterna.
Sentiamoci non soltanto consolati dalle parole dell’angelo: “Non abbiate paura” ma anche profondamente rinsaldati nella fede. 
La liturgia della veglia pasquale mette in evidenza alcuni elementi essenziali: il fuoco, l’acqua, il pane.
Tanti in queste settimane sono tornati a fare il pane in casa, a bere l’acqua dal rubinetto. Ma soprattutto credo, siamo ritornati a recuperare un senso di sobrietà e di purificazione dalle cose superflue che forse stavano venendo a mancare nelle nostre famiglie. 
Il fuoco dà calore, riscalda, dà energia. La parola di Dio, l’esperienza di Gesù Cristo vogliono essere fuoco per la nostra vita. Vogliono essere capaci di dare energia alla nostra vita, di mobilitare le nostre risorse interiori per metterle a disposizione dell’altro, degli altri, in particolare di chi ha più bisogno. Mosè vede Dio nel roveto che arde e non si consuma, gli apostoli vedranno lingue di fuoco posarsi sul loro capo e inizieranno ad annunciare il Vangelo fino agli estremi confini della terra. Lasciamo che la risurrezione di Cristo accenda nel nostro cuore quel fuoco che ci apre al dono di noi stessi, che ci fa compiere scelte improntate alla giustizia, alla solidarietà, quel fuoco che ci fa ardere d’amore per questo mondo che spesso constatiamo rovinato.
L’acqua è l’elemento essenziale della nostra vita. L’acqua è una parte importante anche del nostro corpo e senz’acqua oltre che senz’aria moriamo. Se il fuoco accende, l’acqua spegne. Abbiamo bisogno che la risurrezione spenga qualcosa: che spenga i rancori, gli odi, le liti, le rivalità, le gelosie. Quante cose ci sono tra noi che non vanno e che siamo chiamati a spegnere. L’acqua santa che andremo a benedire tra poco nel ricordo del nostro battesimo ci aiuti a spegnere tutto ciò che ci divide, per ritornare a celebrare l’eucaristia con un cuore solo e un’anima sola.
Infine, ma non da ultimo, il pane. Ritorniamo a consacrare il pane dopo la pausa del Venerdì Santo, della morte di Gesù. Il pane consacrato diventa, per la promessa di Gesù nell’Ultima Cena, il suo corpo che nutre la Chiesa. Siamo ancora nel tempo in cui non possiamo accostarci a questo pane consacrato, a Gesù che si è fatto cibo alle nostre anime. Dobbiamo avere ancora pazienza. Non basta assistere alla Messa da casa. Il nostro Vescovo Mario ha detto una cosa bella e vera: “Quando abbiamo famo non potremo mai sfamarci guardando una fotografia del pane”. Ecco allora il desiderio di questo pane. Facciamo crescere in queste settimane il desiderio di nutrimento spirituale per la nostra vita. Ricordiamoci la risposta di Gesù al tentatore: “Non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che viene da Dio”. Chiediamo a Dio di non farci bastare il seppur buono pane che prepariamo in casa o che compriamo sopportando le lunghe file di questi giorni ma che ci apra al desiderio di un pane che sazia per davvero la vita profonda dell’uomo.
Carissimi, la Pasqua del Signore sia per tutti noi lievito di rinnovamento, di speranza e di fiducia in attesa di poterci di nuovo incontrare e celebrare insieme l’eucaristia.
Don Andrea

 
Esci Home