Credo che tutti siamo rimasti colpiti dalla morte di Papa Francesco. Mentre ciascuno nel cuore porta con sé, un gesto, una parola, una esortazione che il Santo Padre ci ha lasciato, ho pensato che non ci fossero parole migliori per ricordarlo che quelle che il nostro Arcivescovo Mario ha utilizzato nella sua omelia di martedi scorso 22 aprile in Duomo durante la messa in ricordo e in suffragio del Papa defunto. Per questo la pubblichiamo e invitiamo a leggerla e meditarla, mentre siamo grati al Signore per il suo ministero.
Don Simone

“Cerchiamo nelle letture ascoltate le parole per rispondere alla nostra domanda: com’è un cristiano che ha celebrato la Pasqua del Signore e si è lasciato raggiungere dalla grazia, dalla rivelazione, dalla parola di Gesù Signore?

1. «Con timore e gioia grande» 

Un cristiano che ha fatto Pasqua è come le donne che hanno smesso di piangere, hanno smesso di ricordare Gesù come un morto, hanno sperimentato la luce indicibile e la gioia incontenibile. Un cristiano che ha fatto Pasqua è dunque abitato da gioia e da timore. Il cristiano che ha fatto Pasqua conosce il mistero prezioso e fragile della gioia, la gioia improbabile nel contesto prevenuto e scettico, la gioia irrinunciabile dell’incontro che salva e trasfigura, la gioia di una missione che moltiplica la gioia perché condivide l’esperienza dell’incontro con Gesù, la gioia incompiuta che sospira l’eterno compimento. Il cristiano che ha fatto Pasqua conosce la trepidazione perché la verità decisiva è troppo bella, è troppo grande: chi ha fatto Pasqua conosce il timore dell’esperienza indicibile di Dio e dell’inadeguatezza delle parole. Dovrebbe darne notizia e si domanda se ne sarà capace. Il cristiano che ha fatto Pasqua sa che dovrebbe condividere con gli altri discepoli la sua esperienza dell’incontro con Gesù ma teme di essere un motivo di scetticismo, piuttosto che di credibilità, perché si sente, come le donne, un povero peccatore (cfr. Evangelii Gaudium, Amoris Laetitia, Gaudete et exultate, Dilexit nos).

2. «Egli vi renderà saldi fino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo» 

Il cristiano che ha fatto Pasqua, fragile com’è, si fa carico della fragilità dei fratelli e delle sorelle. Il cristiano che ha fatto Pasqua riconosce i doni che arricchiscono la comunità, la presenza gloriosa di Gesù: «la testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo». Eppure viene il sospetto che tutto sia provvisorio, che coloro che hanno ricevuto i doni di Dio se ne possano dimenticare, siano incapaci di perseveranza, di speranza certa, di pazienza tenace. Il cristiano che ha fatto Pasqua sente la responsabilità di rassicurare i fratelli e le sorelle sulla fedeltà di Dio: «degno di fede è Dio!». Perciò il cristiano che ha fatto Pasqua insiste, è tenace fino all’ostinazione, si affatica senza risparmio, si consuma fino all’esaurimento delle energie per sostenere nei fratelli e nelle sorelle la speranza che non delude (cfr. Fratelli tutti, viaggi, testimonianza fino alla fine, tenacia fino all’ostinazione).

3. «I sacerdoti, il comandante delle guardie del tempio e i sadducei irritati […] li arrestarono» 

Il cristiano che ha fatto Pasqua è irritante, mette a disagio, si rende antipatico perché annuncia in Gesù la risurrezione dei morti. Il cristiano che ha fatto Pasqua disturba perché prende la parola anche se non è autorizzato dalle autorità costituite. È fastidioso perché porta un messaggio sconcertante e mette in discussione le consuetudini pigre, la prepotenza dei potenti. Il cristiano che ha fatto Pasqua tocca il cuore di «quelli che avevano ascoltato la Parola» e credono, ma suscita l’ostilità di coloro che non vogliono più sentir parlare di Gesù. Il cristiano che ha fatto Pasqua sa che la Pasqua sarà motivo di irritazione e di persecuzione dappertutto per coloro che l’annunciano e motivo di gioia indicibile per coloro che credono (cfr. Fratelli tutti, Laudato si’, Economy of Francesco…). Che cosa possiamo dire di Papa Francesco? In questi giorni tutti dovranno parlarne, molti avranno molto da dire, interpretazioni intelligenti da proporre, preoccupazioni da condividere perché il magistero di Papa Francesco non sia dimenticato. Molti avranno molto da dire. Noi che cosa possiamo dire? Noi diremo solo questo: è un cristiano che ha fatto Pasqua. È una parola che Dio ci rivolge per invitarci a fare Pasqua”.
Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano
 
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