La storia è una di quelle vere, accaduta non distante da noi, nella periferia milanese. La storia è quella di Daniel, un bullo, uno di quelli come tanti, che fin da ragazzo inizia a fare scherzi per farsi notare e fanno star male gli altri compagni di classe. Un giorno aveva impiastricciato di colla il ragazzo più indifeso della classe e un altro giorno aveva tolto i tappini alle ruote delle auto in una via del quartiere, solo per divertirsi. I professori davano le note, chiamavano i genitori, ma lui non si fermava.

Daniel diventa grande e il bullo-Daniel diventa il teppista-Daniel. Comincia a rubare le biciclette e poi i motorini. Poi il passo del furto in banca, l’arresto, il carcere. Siamo agli inizi degli anni Duemila.

Nel carcere fortunatamente incontra persone che lo aiutano davvero: le psicologhe Serafina e Anna, il cappellano don Claudio, il brigadiere Stara, l’avvocato Robert, suor Anna, la volontaria Fiorella; insomma, figure educative che fanno rete, che si impegnano a seguire Daniel, a prospettargli un futuro diverso, buono, promettente. Daniel riprende gli studi, si laurea. Oggi fa l’educatore di altri ragazzi bulli, come era stato lui.

Nella Settimana dell’Educazione che la nostra Diocesi celebra in questi giorni ecco una storia vera che ci ricorda il valore dell’educare, dello stringere alleanze educative che possono aprire spiragli di bene e promesse di futuro buono, anche là dove non ci si sperava quasi più.

È una storia questa che ci vuole far aprire gli occhi anche sul nostro territorio per comprendere cosa possiamo fare di più o fare meglio di quello che già facciamo per far fronte all’emergenza educativa che il Covid ha accentuato in questi anni.

La Settimana dell’Educazione è invito a riflettere, a  partire dal ruolo e dalla vocazione di ciascuno: dal parroco al genitore, dal sindaco all’insegnante. dal vigile alla catechista; dall’allenatore al nonno; dall’educatore dei ragazzi al barista: come sto educando alla vita buona? E qual è la mia testimonianza? Come possiamo da singoli e insieme, essere più coerenti e più credibili con le nostre parole e ancor più con i nostri comportamenti nei confronti delle giovani generazioni?

L’incontro di mercoledì 26 gennaio alle ore 21 al Teatro Flores di Vanzago vuole mettere a tema queste e altre questioni per trovare le strade giuste che rendano l’educazione non un campo per specialisti ma comportamento quotidiano fatto di parole e gesti che sappiano costruire il presente e il futuro della nostra società.

Don Andrea


 
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